NATO: non solo Vicenza

 

In diversi caldi pomeriggi tra giugno e metà luglio 2005, all’aeroporto intercontinentale di Malpensa, si sono visti folti gruppi di passeggeri in divisa mimetica affollare gli ingressi del terminal per le “partenze” ed in coda ai check-in prima di imbarcarsi a bordo d’aerei della compagnia “Eurofly”. Erano i militari italiani in partenza per l’Afghanistan.
 

 

Infatti, a partire da agosto 2005, per la durata di 9 mesi, 800 soldati stanziati alla base NATO “Ugo Mara” di Solbiate Olona (VA), il corpo di reazione rapida della NATO in Italia, hanno avuto il comando dell’intera spedizione militare ISAF (International Security Assistance Force: forza internazionale di sicurezza e assistenza) in Afghanistan: che è composta di circa 8300 soldati provenienti da 37 paesi. Obiettivi della “missione” sono soprattutto quelli di assistere le istituzioni locali e di addestrare le forze di sicurezza afghane.
E hanno continuato l’assistenza alla spedizione militare denominata Enduring Freedom (libertà duratura), “missione” composta di una coalizione a guida statunitense, avente come mandato la lotta al terrorismo internazionale; collaborazione sancita dalla visita presso la caserma solbiatese, a fine maggio 2005, da parte del generale Peter Pace, capo di Stato Maggiore della Difesa statunitense, accompagnato dal collega italiano Fabrizio Castagnetti, sottocapo di Stato Maggiore della Difesa.
I militari italiani ancora presenti in Afghanistan sono 2008 (1938 con ISAF e 70 con “Active Endeavour”), coinvolti nelle attività NATO, una parte dei quali è in sostegno ad Enduring Freedom. Queste attività sono state autorizzate per il 2° semestre 2006 con decreto-legge 5/7/06, n.244 e legge 4/8/06, n.247.
La “Ugo Mara” è situata tra le città di Varese e Milano, a pochi chilometri dall’aeroporto intercontinentale di Malpensa. E’ attiva come base NATO a partire dal novembre 2001.
Vi risiedono circa 2200 soldati appartenenti a 13 paesi: Italia (71%), Regno Unito (7%), Stati Uniti (6%), Ungheria (4%), Grecia (3%), Germania (2,5%) ed in numero inferiore militari provenienti da Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Bulgaria, Slovenia e Turchia.
In molti hanno già partecipato alle “missioni” nei paesi balcanici (Kosovo, Bosnia, Serbia, Albania, Macedonia), in Afghanistan ed in Iraq.
A seguito di una riorganizzazione delle strutture della NATO in Europa, nel corso del 2001, i vertici NATO hanno deciso i parametri guida per fornire all’Alleanza Atlantica una rapidità di movimento, organizzazione e flessibilità di comando delle forze armate multinazionali appartenenti alla NATO in attività nel mondo: su queste modalità sono state individuate 5 basi di comando, tra cui quell’italiana.
Il comando di reazione rapida in Italia è in grado di gestire 4 divisioni degli eserciti più alcune unità d’organizzazione e comando in aeree di conflitto, per un totale di 60000 militari coinvolti. La visione della base e le molteplici attività insite la connotano come un centro di comando predisposto ad attuare una sorta di ‘guerra informatica’. Infatti, non vi è la presenza, nell’area della base, di carriarmati, cannoni o altri grossi armamenti terrestri o aerei; ma ci si trova ad osservare, oltre al campo per le esercitazioni, numerosi impianti con paraboliche e radar, semoventi o su strutture fisse.
Come è ben descritto nel sito della “Mara” (www.nato.int/nrdc-it ), ogni attività è collegata all’uso di computer e ad alte tecnologie di comunicazione e monitoraggio satellitare; in ‘tempo reale’, ad esempio, a computer si sorvolano montagne e deserti, si pianificano blitz, soccorsi e spostamenti di truppe in ogni parte del globo (sistemi C4I nello slang militare).
Queste funzioni di comando nei paesi ovunque siano presenti contingenti della NATO sono la specificità della caserma ed, insieme, sono definite “piena capacità operativa” (FOC).
Un insieme d’attività che contemplano: il supporto a reggimenti in grado di sostenere azioni sul campo (per interventi armati, servizi di sicurezza/difesa e lavori per la ricostruzione d’infrastrutture), la rapida costituzione di nuclei di comando nelle aree operative ove vi è la presenza dei militari della NATO, l’attivazione di varie azioni di peacekeeping tese al ristabilimento della sicurezza, la preparazione di numerosi campi con vari programmi d’addestramento per i militari (in particolare per il corpo ufficiali e tecnici) ed infine, in collegamento con le unità militari di analisi delle realtà locali, un sistema di intelligence necessario anzitutto per conoscere e quindi per condurre le operazioni sul territorio nel migliore dei modi.
Ma non vi è solo una trasformazione nelle attività della caserma solbiatese. E’ anche in corso un’ampia ristrutturazione che la porterà ad essere la prima base NATO in Italia con infrastrutture ed organizzazione della residenza pari alle grandi basi americane negli Stati Uniti ed in Europa. Infatti, è già in atto la costruzione di quello che è stato chiamato “Villaggio Monte Rosa”, un vero e proprio paese abitato dai militari e dalle loro famiglie, che prevede: la complessiva costruzione di 227 palazzine, 448 uffici, 3 aree briefing, sale per congressi, impianti sportivi al coperto ed esterni (piscine, palestra per body building, sauna, campi da tennis, calcio, basket e così via), centri ricreativi, un centro medico, scuole, sportelli bancari, alcuni negozi ed ampie aeree verdi dedicate a parco, due parcheggi, uno interno per 700 auto ed uno minore esterno. Infine, sono state modificate le vie d’accesso alla caserma e costruiti nuovi check point per l’ingresso.
Il villaggio sorge su un’area di 35 ettari.
Da tre anni, in particolare nell’ultimo anno, la base NATO sta coinvolgendo con sempre più intensità il territorio, che vede anche la presenza di aziende a prevalente attività bellica quali Agusta ed Aermacchi (a Samarate, Vergiate e Venegono Superiore), in un’ottica di militarizzazione delle coscienze e legittimazione degli interventi armati.
Infatti, ad esempio, la preparazione e partenza dei militari per l’Afghanistan, è stata accompagnata da numerose iniziative all’interno della base: ricordiamo la giornata ‘a porte aperte’ dedicata a giornalisti di Tv e stampa e i festeggiamenti per il saluto al contingente italiano insieme a 12 sindaci e assessori dei Comuni limitrofi la base.
Ad ogni modo quest’apertura della base al territorio già si era intensificata a partire dall’inizio del 2004 con il coinvolgimento di associazioni a carattere ludico, di gruppi di ex-combattenti di vari corpi d’armata e di scuole dei vicini Comuni. Le visite delle scuole pubbliche e private, di ogni grado, all’interno della caserma sono frequenti; e dove non è la caserma ad accogliere è la NATO ad uscire e tenere momenti di festa e ricreativi dedicati perlopiù alle scuole, alle aziende ed alle amministrazioni comunali del territorio che, indipendentemente dal colore politico, la sostengono pienamente.

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4 Comments

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