A31 – Valdastico nord, a rischio l’acqua di Spino e le valli del Leno

A31 – Valdastico nord, a rischio l’acqua di Spino e le valli del Leno

I rischi maggiori sono quelli di perdere la buona portata della sorgente di Spino che verrebbe attraversata dagli scavi per le gallerie sotto il monte Pasubio. Un rischio che nel primo progetto non viene nemmeno citato ma è stato ben ricordato da Franco Finotti, già direttore del Museo Civico di Rovereto e geologo che conosce bene il territorio.
Il GaSud Rovereto – gruppo di acquisto solidale – aderisce al Coordinamento ‘NO Valdastico Nord A31’ e crede che la partecipazione dei cittadini sia stimolo possibile per fermare questo inutile progetto si speculazione che non risolve i problemi di traffico e non punta sul trasporto ferroviario come giusta risposta.

 
E’ bene premettere che l’autostrada A31 – Valdastico nord (definita in questi anni Pi.Ru.Bi) è un tale guazzabuglio che attraversa 40 anni della storia delle province di Vicenza e Trento ed è stata giustificata con rinvii alla programmazione europea, nazionale, regionale.
Per quanto riguarda l’impatto ambientale la soluzione di progetto che attraversa le Valli del Leno prevede circa 7 milioni di mc di roccia da movimentare (l’equivalente di 14.000 villette piene di roccia). Si calcola un movimento di oltre 1 milione di camion entro la valle.
 
Come spiegano bene i comitati che da anni studiano in modo indipendente il progetto, la Valdastico nord è un progetto economicamente insostenibile e tecnicamente incomprensibile. A questo si aggiunge che dati i tempi è del tutto probabile che l’autostrada sarà un cantiere infinito.
 
Le nostre valli del Leno, per la loro conformazione non hanno la possibilità di reggere un’opera di questo tipo senza esserne devastate.
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Il tracciato ipotizzato T5 che passa attraverso la valle di Terragnolo-Trambileno-Vallarsa prevede in un primo tratto due gallerie e gli altrettanti viadotti che precedono la galleria La Colombara che, nei primi 3 Km di tracciato circa, oltrepassa lo stesso SIC dei Monti Lessini ‐Pasubio ‐Piccole Dolomiti‐Vicentine.
 
La galleria terminerebbe con il viadotto Geroli, in prossimità dell’omonimo centro abitato e a sud di Terragnolo. A partire da questo punto e fino alla conclusione del percorso è un susseguirsi di gallerie e tratti all’aperto, per lo più trincee e due piccoli viadotti.
 
Sono gli stessi proponenti che nel progetto hanno scritto in merito al rischio geologico che “le criticità del tratto T5, almeno così come concepito, sono tali da determinare condizioni al limite della fattibilità geologica.”
 
I rischi maggiori sono quelli di perdere la buona portata della sorgente di Spino che verrebbe attraversata dagli scavi per le gallerie sotto il monte Pasubio. Un rischio che nel primo progetto non viene nemmeno citato ma è stato ben ricordato da Franco Finotti, già direttore del Museo Civico di Rovereto e geologo che conosce bene il territorio.
 
Inoltre nella relazione viene spiegato che il tracciato T5 risulta quello più penalizzato, sviluppandosi in una valle molto acclive, con scarsa presenza di viabilità ed un’unica strada di valle in alcuni punti non percorribile da eventuali mezzi d’opera.
 
Questo tracciato è il più problematico e più costoso. Ci sembra di poter dire che le “prospettive di sviluppo” sono solo a vantaggio di pochissimi e il costo monetario ed ambientale è totalmente subito dalla collettività.
 
Andrea Trentini, presidente del GaSud Rovereto – gruppo di acquisto solidale
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