Riconversione, sostegno dal senato

Il senato ha dato via libera alla riconversione dell’industria militare verso produzioni civili. Palazzo Madama nell’approvare la risoluzione del Documento di programmazione economico finanziaria (Dpef) della maggioranza ha impegnato il governo a sostenere la predetta riconversione produttiva. L’impegno trae origine anche dalle pressioni della società civile, sindacati e associazioni pacifiste, espresse nel corso di un recente incontro al Senato.
 

 

«Il rilancio delle iniziative sulla riconversione serve per sciogliere – ha affermato Martone (Rifondazione) tra i promotori dell’iniziativa – l’assioma secondo il quale l’industria bellica rappresenta il principale volano per l’esportazione del made in Italy e quindi anche per la creazione e la tutela dei posti di lavoro».
Il documento costituisce l’architrave del disegno di legge finanziaria, che il Governo presenterà al Parlamento entro il 30 settembre.
A questo punto è auspicabile che l’apposito disegno di legge sulla riconversione sia esaminato al più presto, uscendo dai cassetti del Parlamento. Del resto, è necessario «aprire un’ampia discussione – ha affermato la senatrice Silvana Pisa (Sinistra Democratica) – su politiche che consentano la progressiva demilitarizzazione dell’apparato produttivo, orientandone la riorganizzazione verso quelle tecnologie che possono trovare impiego in campo civile, salvaguardando sia i posti di lavoro sia il know how accumulato».
Il disegno di legge sulla riconversione, firmato dai predetti senatori, prevede, in particolare, la costituzione di un’Agenzia nazionale incaricata della riformulazione delle politiche industriali per la riconversione a fini civili ed Agenzie regionali per lo studio e l’attuazione dei progetti di riconversione e per la promozione dei progetti e dei processi di disarmo.
«La riconversione dell’industria bellica, il disarmo nucleare, e la riduzione delle spese militari forniscono un’opportunità da non perdere – affermano i due parlamentari – per la sinistra alternativa, al fine di creare una sinergia costruttiva con movimenti e realtà sindacali».
La risoluzione sul Dpef impegna il Governo a escludere che il processo di ristrutturazione della difesa e che gli investimenti nel settore dell’alta tecnologia comportino aumenti della spesa militare. Inoltre, proprio per aumentare la trasparenza su un tema così delicato, la risoluzione impone a Palazzo Chigi di indicare tutte le risorse e gli investimenti relativi alla Difesa nel bilancio dello stesso Dicastero, così come le spese per le missioni internazionali. Oggi, invece, le spese per investimento sono addossate al ministero attività produttive.
Ci sono i presupposti, quindi, per un’inversione di tendenza dopo la Finanziaria 2007 che ha notevolmente incrementato le spese militari.

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3 Comments

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