100 anni fa nasceva don Lorenzo Milani – video

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Restano più che mai attuali le parole indirizzate ai giudici degli anni Sessanta che lo processavano per apologia di reato in quanto sostenne e difese il principio di “disobbedienza militare” a un ordine ingiusto e criminale. Parole che hanno scolpito per sempre l’identità del movimento pacifista italiano.

1915. PRIMA GUERRA MONDIALE

L’Italia aggredì l’Austria con cui questa volta era alleata. Avete detto ai vostri ragazzi che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti? Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)? Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non chiamava forse a una «inutile strage»? (l’espressione non è d’un vile obiettore di coscienza ma d’un Papa).

1922. IL FASCISMO 

Era nel ’22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l’esercito non la difese. Se i suoi preti l’avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con l’Obbedienza «cieca, pronta, assoluta» quanti mali sarebbero stati evitati alla Patria e al mondo (50.000.000 di morti). Così la Patria andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e divina e riempendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria allo sfacelo.

L’OBIEZIONE DI COSCIENZA

Seguiterò a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura. Spero che in tutto il mondo i miei colleghi preti e maestri d’ogni religione e d’ogni scuola insegneranno come me. Poi forse qualche generale troverà ugualmente il meschino che obbedisce e così non riusciremo a salvare l’umanità. Non è un motivo per non fare fino in fondo il nostro dovere di maestri. Se non potremo salvare l’umanità ci salveremo almeno l’anima.

Note: Don Lorenzo Milani (1923-1967)

DALLA SUA VITA

Nel 1954 Lorenzo Milani fu nominato priore a Sant’Andrea a Barbiana, una piccola parrocchia di montagna, dove l’anno successivo fondo’ una scuola per i ragazzi del popolo che avevano finito le elementari. Nel febbraio del 1965 scrisse una lettera aperta a un gruppo di cappellani militari toscani, che in un loro comunicato avevano definito l’obiezione di coscienza “estranea al comandamento cristiano dell’amore e espressione di vilta’”. La lettera fu incriminata e don Lorenzo rinviato a giudizio per apologia di reato. Il processo si concluse con l’assoluzione, ma su ricorso del pubblico ministero, il 28 ottobre 1968 (quando don Lorenzo era gia’ morto da un anno) la corte d’appello, modificando la sentenza di primo grado, condanno’ lo scritto. Nel luglio 1966 i ragazzi della scuola di Barbiana, guidati da don Lorenzo, iniziarono la stesura della Lettera a una professoressa, che fu pubblicata nel 1967, dura denuncia di una scuola di classe.


DALLE SUE LETTERE

“Non si puo’ amare tutti gli uomini. Si puo’ amare una classe sola (e questo l’hai capito anche te). Ma non si puo’ nemmeno amare tutta una classe sociale se non potenzialmente. Di fatto si può amare solo un numero di persone limitato, forse qualche decina forse qualche centinaio. E siccome l’esperienza ci dice che all’uomo e’ possibile solo questo, mi pare evidente che Dio non ci chiede di piu’ (…) Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come un premio (…) E’ inutile che tu ti bachi il cervello alla ricerca di Dio o non Dio. Ai partiti di sinistra dagli soltanto il voto, ai poveri scuola subito prima d’essere pronta, prima d’essere matura, prima d’essere laureata, prima d’essere fidanzata o sposata, prima d’essere credente. Ti troverai credente senza nemmeno accorgertene.”

Da Peacelink – Fonte: “Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana”, Arnoldo
Mondadori Editore (1970). Lettera del 7.1.66 a Nadia Neri di Napoli don
Milani.

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