Quando l’orto è comunitario – di Paolo Cacciari

Mettere insieme associazioni e cittadini, recuperare terre abbandonate e antiche sementi, promuovere corsi sull’orto sinergico, dividere i frutti dell’orto fraternamente, ma soprattutto coinvolgere costantemente e in modi diversi le persone del quartiere e le scuole, magari anche i richiedenti asilo residenti in quel territorio. Ecco come nasce Comun’Orto.

di Paolo Cacciari*

Si chiamano progetti partecipati multifunzionali e multiscopo. Intrecciano esigenze diverse: sociali, ambientali, umanitarie. Per idearli e realizzarli servono competenze diverse e tante energie. A Brione, un quartiere periferico di Rovereto (Trento), si sono messi assieme nove associazioni, il Centro di Servizi del Volontariato e l’amministrazione comunale. Tramite un bando pubblico della Fondazione Cariplo, è stato realizzato un orto comunitario, Comun’Orto, su due terreni da tempo abbandonati e degradati. Uno a ridosso della scuola elementare Gandhi, l’altro su un terrazzamento sopra un parcheggio. Il primo è diventato un grande laboratorio a cielo aperto per le scuole e per chiunque voglia imparare le tecniche e le filosofie dell’agricoltura naturale, l’altro è più orientato alla produzione.

In accordo con i contadini tradizionali si recuperano sementi, bulbi e radici di piante antiche, si costruiscono nidi per reintrodurre insetti e uccelli ed è stata posizionata anche un’arnia. A maggio parte un Corso per saper fare un orto sinergico. Con il Quercia Lab, una falegnameria gestita da richiedenti asilo, è stata realizzata una casetta per ricovero attrezzi. Presto l’associazione Intercultural Drink di Bolzano insegnerà come riconoscere, coltivare, essiccare erbe aromatiche e trasformarle in “bevande interculturali”. Una sito e un giornalino murale (www.rovepace.org) informa e chiama a raccolta gli abitanti del quartiere per partecipare alle attività dell’orto, aperto tutti i giorni. Oltre ai volontari delle associazioni, le quotidiane fatiche dell’orto sono sostenute dai tirocinanti richiedenti asilo di Rovereto ospiti all’Hotel Quercia. Cicli di tre tirocini di due mesi hanno già consentito a sei rifugiati provenienti da Togo, Mali, Costa d’Avorio, Bangladesh, Pakistan di conseguire un attestato di valutazione che vale come prerequisito lavorativo. Un modo per Diafara, Yaya, Kone, Nazif… di conoscere non solo le varietà umane autoctone, ma anche quelle vegetali!

I frutti dell’orto vengono raccolti e divisi fraternamente – senza bisogno di particolari regolamentazioni – tra chi lavora e aiuta a seconda dei rispettivi bisogni di autoconsumo. La prossima estate si prevede un aumento dei raccolti e si sta discutendo con gli abitanti del quartiere come trasformare le eccedenze in conserve.

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Carlo si è laureato in agraria in Olanda ed è il coordinatore agriculturale del progetto, ha lavorato in diverse aziende e spera che Comun’Orto diventi un volano moltiplicatore per la divulgazione delle buone pratiche in agricoltura. Andrea è un operatore sociale e fa parte del Comitato delle Associazioni per la pace e i diritti umani, crede che attraverso l’educazione ambientale sia possibile risalire alle cause della crisi ecologica e prendere coscienza dell’interdipendenza che lega tutti gli esseri viventi. In fin dei conti ecologia ed economia hanno la stessa radice. Eìkos non è solo la nostra unica casa comune. Noi siamo suolo, acqua, aria, energia…

 

Tratto dal sito http://comune-info.net

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