Forze Armate e Marina indiane nel portafoglio Finmeccanica

18 febbraio 2007

DAL NOSTRO INVIATO NEW DELHI

Finmeccanica lascia la capitale indiana con in tasca un memorandum di intesa con la Bharat Heavy Electricals (Bhel), uno degli undici accordi annunciati da Prodi e Montezemolo ma, soprattutto, “porta a casa” una serie di accordi per diventare uno dei fornitori ufficiali dell’ esercito indiano. Pier Francesco Guarguaglini, numero uno del gruppo italiano di alta tecnologia controllato dal Tesoro, fa parte di quella sorta di club formato dai venti maggiori Ceo (amministratori delegati e imprenditori) italiani e indiani che si sono impegnati a rendere sempre più facile l’ interscambio commerciale e non solo tra i due Paesi. E anche Guarguaglini è convinto che l’ ultima missione di governo e imprese in India, conclusa giovedì scorso, abbia segnato una “svolta” nelle relazioni industriali. Cosa significano questi accordi “supplementari”? «La settimana prossima dovremmo chiudere questo deal, si tratta della prima tranche di una commessa da 200 milioni di euro.

 

 

 

In pratica l’ esercito indiano acquisterà – tramite la Bel (Bahrat Electrical Ltd.), società indiana partner di Selex Communications in India – il nostro sistema Tetra per consentire le comunicazioni cifrate e sicure tra tutte le forze armate indiane. Per noi significa un enorme riconoscimento di affidabilità: entreremo nel cuore della difesa indiana ed è un primo passo per accedere a un budget militare sempre in aumento». Accordi con le Forze armate indiane e anche con la Marina?

 

 

«Con la Bhel abbiamo dei colloqui in corso che dovrebbero sbloccarsi nelle prossime settimane per fornire, tramite la Oto Melara, sofisticate attrezzature navali di controllo destinate alla marina indiana che è comunque interessata a molti altri nostri prodotti. Si parla di programmi dove sono previsti investimenti di circa 2,5 miliardi di euro all’ anno per i prossimi anni. Speriamo di battere una concorrenza russa molto agguerrita». Si è parlato molto di questa missione in India soprattutto per medie e piccole aziende. «Sì ma non è vero. Missioni di questo genere consentono anche ai grandi gruppi come Finmeccanica di allargare il mercato. Certo ci vuole tenacia e non mollare mai la presa. Non si può pensare adesso di scomparire e di dormire sugli allori di questo indiscutibile successo. Soprattutto, occorre essere presenti sul territorio, come facciamo noi con una società di Ansaldo».

Il ministro dell’ Industria Kalman Nath ha usato parole critiche con l’ Unione Europea. «C’ è un problema molto serio di apertura dei mercati. D’ altra parte, dai discorsi emersi in questi giorni, molti imprenditori indiani hanno rivelato che anche loro hanno forti difficoltà a investire in Italia. Ma il ministro Nath ha lanciato soprattutto un messaggio: sbaglia chi giudica l’ India con i vecchi pregiudizi, il Paese è molto cambiato e gli accordi firmati in questi giorni serviranno a dimostrarlo».

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4 Comments

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