Pordenone: al via il processo contro le atomiche di Aviano
Nel corso dell’udienza, è stato presentato l’intervento volontario in causa del “Comitato Via le Bombe”, a sostegno delle istanze dei cinque promotori dell’azione. Durante e dopo l’udienza, nel piazzale antistante il Tribunale si è svolto un presidio, cui hanno partecipato un centinaio di persone, tra le quali erano presenti una delegazione del neocostituito Comitato contro le atomiche di Ghedi (BS) e dell’Assemblea Permanente contro il “Dal Molin” di Vicenza. Soddisfazione è stata espressa da parte dei componenti del Comitato ‘Via le Bombe’ perché finalmente, con l’avvio della causa e la buona copertura mediatica che l’evento ha suscitato, si pongono le basi perché il tema della presenza di armi atomiche sul territorio italiano diventi di pubblico dibattito e la cittadinanza abbia modo di confrontarsi e prendere posizione sull’argomento.
Raccogliendo l’invito dell’Associazione Internazionale Giuristi Contro le Armi Nucleari (IALANA), il 22 dicembre 2005, cinque cittadini pordenonesi hanno presentando al Tribunale Civile di Pordenone un atto di citazione (è disponibile anche la traduzione in inglese) contro il Governo degli Stati Uniti, affinché le 50 atomiche presenti ad Aviano vengano rimosse dal territorio italiano. Nel loro atto di citazione, i cinque attori spiegano come la presenza delle atomiche sia intrinsecamente pericolosa per tutta l’area circostante la Base Usaf, poiché la Base stessa diventa un obiettivo di un eventuale attacco nucleare.
Nelle scorse settimane il Governo Usa e la Procura della Repubblica avevano depositato presso la cancelleria del Tribunale di Pordenone documenti che respingono le istanze dei pacifisti. Il Comitato ‘Via le Bombe’, nel pubblicare tali documenti, non ha rilasciato alcuna dichiarazione ma Tiziano Tissino, uno dei promotori dell’azione legale nota che le frasi della Corte di Cassazione “si commentano da sole; lasciamo ai nostri avvocati il compito di controbatterle punto per punto ed ai cittadini di chiedersi se è questo il tipo di ‘difesa’ che si aspettano di ricevere dallo Stato e dalle Forze Armate”.
Entrambi i documenti respingono le istanze dei pacifisti, rifacendosi ad una sentenza della Corte di Cassazione del 2000 che, respinse la richiesta avanzata dalla CGIL dopo la tragedia del Cermis di ordinare la sospensione dei voli di addestramento a bassa quota. In quell’occasione la Corte affermò che “l’attività di addestramento alla guerra” delle proprie forze armate “realizza un fine pubblico essenziale ed indefettibile dello Stato” e quindi può essere esercitato senza nessun vincolo, anche qualora esso comportasse una minaccia per la vita e la salute dei cittadini.
Per approfondire
www.vialebombe.org
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