Chiara Sasso (No Tav) racconta l’intensità della vita in Val di Susa
MERCOLEDI’ 16 APRILE, ORE 20,30
SALA CIRCOSCRIZIONALE, VIA CLARINA 2
A TRENTO
PRIMA PROIEZIONE IN TRENTINO DEL VIDEO-DOCUMENTARIO
“FRATELLI DI TAV. EFFETTI COLLATERALI
DEL TRENO AD ALTA VELOCITA'”
(Candida TV e Teleimmagini, 100′)
SULLE DEVASTAZIONI CHE LE OPERE PER L’ALTA VELOCITA’ FERROVIARIA HANNO GIA’ PROVOCATO IN VARIE PARTI D’ITALIA, SUGLI INTERESSI ECONOMICI E POLITICI DI CHI LE IMPONE, SULLE RESISTENZE CHE LE FERMANO.
Nel corso della serata verrà presentata la manifestazione NO TAV
del 19 aprile a Trento.
TAV: PM FIRENZE CHIEDE 13 CONDANNE PER DANNI FALDE IDRICHE
Tredici condanne e tre assoluzioni di cui due per prescrizione, sono state chieste stamani per i danni provocati alle falde idriche e ai torrenti dai cantieri per l’Alta velocità tra Firenze e Bologna, nel territorio del Mugello. Le condanne e le tre assoluzioni sono state chieste dal pm Gianni Tei nei confronti di 16 fra dirigenti e dipendenti di Cavet, il consorzio di imprese che ha avuto in appalto i lavori.
Sulla quantificazione della pena si dovrà attendere la fine della requisitoria che proseguirà con il pm Giulio Monferini per le accuse relative all’inquinamento provocato dai residui delle escavazioni per le gallerie. Sempre oggi il pm Tei, come già anticipato alla scorsa udienza, ha chiesto al tribunale la trasmissione degli atti del processo alla Corte dei Conti per valutare eventuali responsabilità per danno erariale a carico di Regione Toscana e ministero dell’Ambiente, per omesso controllo: secondo il pm, sulla realizzazione dell’ Alta velocità, di fatto è mancato. E’ vero che fu costituito a tal fine l’Osservatorio ambientale, ma ha finito per funzionare come “parafulmine”, non impedendo che si realizzassero i danni ambientali.
L’azione dell’Osservatorio avrebbe dovuto rafforzare i controlli di Regione e ministero, non sostituirli. Il pm ha poi spiegato che Cavet, il consorzio di imprese che si aggiudicò i lavori, “ha fatto ciò che ha voluto e potuto fare”, confutando i vari argomenti addotti per giustificare i problemi idrici verificatisi nel corso dei lavori: dalla colpa alla siccità, al fatto che non dipendeva dai cantieri, alla tesi che l’acqua sarebbe tornata o che tutto era previsto. E’ stato anche sottolineato come il geologo della Regione che, nel ’95, segnalo’ i rischi per le falde a causa della costruzione, “non ha fatto carriera:
era al settimo livello e lì è rimasto”. Infine il pm ha anche citato la teoria economica della “cattura”, per evidenziare come nel caso della Tav “l’opera era tale che alla fine si è imposta, è passata avanti alle specifiche esigenze dei diversi portatori di interessi”. Il processo, che vede imputate oltre 50 persone, proseguirà il 17 aprile.
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