Lettera aperta sul 4 novembre a Marta Dalmaso – assessore all’Istruzione della PAT

Riteniamo utile aprire un confronto pubblico sulla scelta di Marta Dalmaso – assessore all’Istruzione provinciale – di invitare le scuole superiori a tenere momenti di informazione con rappresentanti dell’Esercito Italiano in preparazione all’importante ricorrenza del 4 novembre, Giornata dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate.

 

 

 

E’ indubbio che richiamare il significato storico della giornata possa essere un arricchimento per gli studenti ma riteniamo che non sia una scelta ‘neutrale’ quella di invitare a presentare i vari compiti delle Forze Armate senza poter ascoltare un serio confronto aperto e dialogico con le organizzazioni che ‘senza divisa’ e con umiltà portano sostegno e progettualità nelle zone di conflitto.

 

Siamo certi che l’assessorato all’Istruzione promuovere i valori della Pace e dei Diritti Umani con numerose iniziative durante l’anno scolastico, ma riteniamo che proprio sul terreno di come ‘preparare la pace’ sia necessario un confronto anche con le organizzazioni della ‘società civile’ che vivono nelle zone di conflitto.

 

L’istituzione scolastica é chiamata a promuovere e trasmettere i valori della pace, al fine di pensare, concepire e progettare una società senza guerre, dove si mobilitino meccanismi positivi di cultura della nonviolenza in un ambiente ecosostenibile, in cui le risorse delle ricchezze naturali siano spartite equamente tra i gruppi sociali, nella civiltà delle relazioni tra popoli, genti e minoranze, per un’utopia attuale e realizzabile concretamente nel qui ed ora, nell’attualità del presente.

 

Per questo riteniamo che per il 4 novembre – anniversario della fine della prima guerra mondiale – sia importante ricordare tutti i caduti di tutte le guerre e non sia da chiamare ‘festa’ fintanto che si possa celebrare un mondo liberato da tutte le guerre e da tutte le armi.

 

C’è anche da sottolineare che armi, armamenti e guerra non sono eventi eccezionali, ma parte integrante di questo modello di sviluppo, perché consentono di garantire privilegi ad una fetta sempre più ridotta di popolazione tenendo a bada fasce enormi di popolazione condannata alla fame e al sottosviluppo, che non è un “ritardo evolutivo”, ma il rovescio della medaglia del modello neoliberista.
Non da ultimo gli eserciti non solo sono diventati “professionali”, ma spesso coadiuvati da veri e propri “mercenari”, i vari contractors di cui spesso si è sentito parlare soprattutto in Iraq e in Afghanistan.

 

Una libertà fondata sulle armi, e sulla morte data a chi usava violenza e morte, rischia di essere impregnata di morte e di ingiustizia, per contagio. La nonviolenza delle culture, delle strutture e delle azioni, nei fini e nei mezzi, è l’obiettivo necessario e il solo degno dei popoli, dell’umanità.

Il Comitato di associazioni del Centro di Educazione alla Pace e i Diritti Umani di Rovereto – Via Vicenza, 5

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3 Comments

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