A Borgo Sacco si è discusso su COSA È UNA CITTA’ DI TRANSIZIONE?

A Borgo Sacco si è discusso

 

articolo tratto dal sito
http://www.giornalesentire.it/2012/ottobre/2890/cosa-e-una-citta–di-transizione?.html
A Borgo Sacco (Ex Manifattura Tabacchi) si è discusso sul tema “Dalla dipendenza del petrolio alla forza delle comunità locali”

 

 

 

COSA È UNA CITTA’ DI TRANSIZIONE?

Sabato 10 Novembre 2012 (Corona Perer) – C’è un modo diverso di pensare il mondo e passa per alcune parole chiave di grande importanza, condivisione, autonomia, auto-sussistenza, eco-sostenibilità e…transizione. Costruire un nuovo modo di vivere significa collocarsi nelle città di transizione. Il concetto va subito chiarito: transizione, ovvero mutamento “da-a”.

 

Basterebbe porsi qualche domanda partendo dalla prima: c’è un modo alternativo per vivere in modo consapevole del nostro peso sul pianeta? Sì c’è. Ieri a Rovereto almeno una cinquantina di persone hanno partecipato alla giornata (promossa da www.orticorti.it In collaborazione con il Comitato delle Associazioni per la Pace e con il sostegno di Progetto Manifattura), animata da Cristiano Bottone il quale a Monteveglio (Bologna) quest’esperienza l’ha portata avanti.

 

“Il nostro sforzo maggiore è stato quello di chiudere filiere. Ad esempio collegare il panificio al mulino attraverso il fornaio – ci ha spiegato al termine della giornata svoltasi alla ex-Manifattura Tabacchi. “Ma anche costruire una cultura diffusa facendo formazione e promozione. Uno dei nostri progetti riguarda l’alimentazione sostenibile”.

 

Ex pubblicitario, consulente strategico per l’imprenditoria privata, Cristiano Bottone, è facilitatore del Movimento di Transizione in Italia, ha spiegato cosa sono gli “open-space” in cui ci si ritrova per la soluzione condivisa di una problematica secondo precise regole che hanno nel rispetto e nella libertà i loro capisaldi, e cosa si fa nei “Caffè” di discussione dove a gruppi si analizza un problema nel suoi vari step attuativi.

 

Un esempio concreto è stato fornito proprio ieri, al termine di una lunga giornata di confronto alla quale hanno preso parte (seppur in forma privata) anche amministratori locali interessati a capire come si può attivare la cittadinanza attiva.

 

Abbiamo sperimentato anche noi questo segmento operativo che si è articolato su domande del tipo “come attivare un gruppo guida”, “come coinvolgere la popolazione” “come gestire un orto urbano condiviso”, “relazioni ed emozioni”.

 

Interessante l’esperienza: pur comunicando con chi non si conosce, si costruisce immediatamente una relazione operativa, si incontrano esperienze, ci si abitua al confronto e a non ritenere la propria visione come l’unica e l’irriformabile visione a disposizione.

 

Così – del tutto casualmente – abbiamo trovato al nostro tavolo docenti che con i loro studenti esperimentano già le gite eco-sostenibili, pubblici amministratori del comune di Besenello molto interessati alla diffusione dell’orto comune e condiviso già presente in forma sperimentale nel loro territorio, privati che associandosi tra loro in forma del tutto autonoma e privata hanno chiesto un gestione un fazzoletto di terra per poterlo coltivare e condividerne i frutti, architetti e professionisti interessati all’evoluzione del concetto di città e dei problemi urbani, nonché privati che già “agiscono” e fanno parte di movimenti avanzati come richiedentiterra.org .

 

E’ insomma un modo per costruire pensiero “collettivo” e anche “laterale” a quello comune e dominante, che ha nello scambio, nel confronto e nel mescolamento i suoi “must”. Non stupisca la terminologia inglese: in queste stanze si parla spesso di “co-workers” oppure di “nomad-workers”. Non si tratta di etichette e nemmeno di essere “snob” o elitari. In realtà questa visione di pensiero si rifà al modello di pensiero concepito da Rob Hopkins il teorico inglese della “transizione” che ha nei concetti di consapevolezza e mutamento due capisaldi.

 

Al termine dei lavori di ieri, un’evidenza: occorre fare informazione, ma l’informazione resta priva di efficacia se non si accompagna all’esperienza, se non si lascia affascinare dalla scoperta che una alternativa è possibile. Basterebbe andare a Friburgo dove ormai questa prassi è consolidata. Emulare sarebbe già qualcosa.

 

Come promuovere allora questo nuovo modo di intendere la vita? Ad esempio con il passaparola tra privati (sempre efficace), ma anche stanando la pubblica amministrazione, magari proprio quella che si riempie la bocca di parole come “green-economy” ma si accontenta solo di pronunciarle.

 

Senza dimenticare che la partecipazione e la possibilità che i cittadini si possano associare spontaneamente per agire anche in supplenza all’ente pubblico è data persino dalla Costituzione e dall’articolo 118 al comma 4.

 

Picco del petrolio, cambiamento climatico, crisi economica: il mondo sta cambiando senza chiedere il permesso a nessuno e noi possiamo fare solo due cose: subire le conseguenze o inventarci il futuro. Ci sono più di 300 comunità nel mondo che hanno già messo in moto il processo di Transizione, più di 2000 si stanno preparando per farlo, ma la cosa più bella e sorprendete è che sembra funzionare.

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12 Comments

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