Non si piange sul latte vetrato

Non si piange sul latte

 

Quando si parla di latte, poche volte si pensa da dove viene e dove va a finire il recipiente in cui è contenuto. A farsi questa domanda, in dicembre, sono stati il Gruppo di acquisto solidale [Gas] di Rovereto, provincia di Trento, con il Gruppo di azione nonviolenta e Progetto Colomba.

Insieme hanno promosso una campagna nei confronti dei Supermercati Trentini associati Coop per protestare contro la decisione di togliere dai banchi frigo il latte di produzione locale, diffuso con bottiglie in vetro «vuoto a rendere».

 

 

 

Il gruppo locale ha proposto una petizione con la quale, in poco più di una settimana, sono state raccolte le adesioni di 240 consumatori, preoccupati dal rischio di sostituzione del latte imbottigliato dalla Mila, proveniente dall’Alto Adige, con il latte microfiltrato della Granarolo a marchio Coop che, oltre a non essere di provenienza trentina, è contenuto in imballaggio di plastica o di tetrapack.

 

Un buon impatto ha ottenuto la scelta di portare una pressione diretta raccogliendo le firme in due occasioni con banchetti difronte ai supermercati Coop. Dopo quelle azioni che hanno coinvolto gli abituali consumatori è stata inviata una lettera con tutte le firme raccolte ai referenti del Sait-Coop. Nella seconda settimana di gennaio è arrivato il momento delle verifica. La richiesta del Gas è stata accolta dalla direzione della nota catena di supermercati, che ha dunque mantenuto la possibilità di vendere il latte in vetro a rendere, ma ha anche deciso di vendita il latte Granarolo, sia in bottiglia di plastica che nel poliaccopiato della tetrapak.

 

Negli stessi giorni il Comune di Aldeno [Trento] ha promosso il «Progetto sperimentale latte», che prevede un accordo con la Famiglia cooperativa di Aldeno per eliminare dagli scaffali dei due supermercati il latte in tetrapak. Tra i Comuni con la più alta raccolta differenziata in Trentino [80 per cento], Aldeno ha così deciso di sostenere un’iniziativa unica in Italia. Il bando al latte in tetrapak è un forte segnale ma, avvertono gli ambientalisti, non deve portare a consumare la plastica intorno alla quale esiste l’inganno del facile riciclaggio.

 

Se è vero che ci sono procedimenti avanzati per riciclare la plastica più dura, è anche vero che nei fatti solo la metà di quella raccolta viene davvero riciclata. Tra i motivi di questo scarto ci sono la bassa qualità della differenziata e il forte interesse per le partite di plastica per i forni degli inceneritori che richiedono un alto potere calorifero. Secondo le valutazioni di impatto ambientale il vuoto a rendere è quindi la soluzione migliore, perché le bottiglie possono essere riutilizzate fino a quaranta volte. Ma anche per la plastica esiste la modalità del vuoto a rendere e la si sta usando anche a Merano con le bottiglie di policarbonato che possono essere riutilizzate fino a ottanta volte.

 

Nonostante il successo, il Gas non si è fermato e ha rilanciato chiedendo al Sait-Coop che questi criteri di scelta rispetto all’impatto degli imballaggi vengano ampliati ad altri generi di consumo [vaschette per prodotti, sacchetti per la verdura, ricariche per i detersivi]. A questo aspetto si aggiunge quello della produzione locale che, malgrado i forti investimenti fatti da parte dagli enti della Provincia autonoma di Trento, non riesce a proporsi sul mercato con un prodotto trentino di alta qualità e con una filiera certificata.
A quando un latte trentino con marchio Dop [denominazione di origine protetta]?

 

di Andrea Trentini

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2 Comments

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