Caro Sindaco… su privatizzazioni e riforma istituzionale

Il Tavolo Stop Precarietà ha mandato una lettera a tutti i Sindaci del Trentino in seguito al varo della riforma istituzionale da parte del Consiglio provinciale.

La legge differenzia tra “servizi pubblici di interesse economico” e “servizi pubblici privi di interesse economico”, senza però definire quali siano gli uni e quali siano gli altri.

Una pericolosa ambiguità che deve essere chiarita dalla Giunta che deve definire con precisione quali sono i servizi che non possono essere privatizzati, e che quindi devono rimanere a completa gestione pubblica.

 

 

 

Trento, 29 giugno 2006
Egregio Sig. Sindaco,

venerdì 9 giugno il Consiglio provinciale ha approvato il disegno di legge di Riforma Istituzionale: grande spazio è stato dato a questo importante passaggio, ma l’attenzione si è concentrata esclusivamente sull’abolizione degli attuali Comprensori e sulla costituzione delle nuove Comunità di Valle. In pratica tutto il dibattito è stato concentrato sulle architetture istituzionali, e pochissimo si è detto sulle norme e sulle regole entro le quali si muoveranno i nuovi enti.

 

Il Tavolo Stop Precarietà vuole invece evidenziare un passo drammaticamente decisivo di questa nuove legge provinciale, che ha avuto scarsissimo risalto in sede di discussione in aula, e pressoché nullo a livello di dibattito pubblico: vogliamo concentrarci sull’art. 13, che definisce le modalità della gestione dei servizi pubblici, questione che tocca da vicino voi, in qualità di amministratori, e tutti i cittadini trentini.

 

Innanzitutto sottolineiamo un’enorme carenza: la legge differenzia tra “servizi pubblici di interesse economico” e “servizi pubblici privi di interesse economico”, senza però definire quali siano gli uni e quali siano gli altri. L’assessore Bressanini a precise domande ha dato risposte vaghe e contraddittorie, richiamandosi alle normative europee: ricordiamo però che è la stessa Direttiva Bolkestein- che peraltro deve completare il suo iter presso le istituzione comunitarie- ha rimandare ai singoli stati nazionali la definizione degli ambiti, lasciando ampi margini di incertezza sulla natura di un “servizio pubblico privo di interesse economico”.

 

In Trentino, però, si fa un grande passo avanti, un passo che crediamo sciagurato: si prevedono, per questi servizi di così incerta definizione, molteplici forme di gestione, in un climax crescente di liberalizzazione.
Riportiamo dal testo approvato:

I servizi pubblici privi d’interesse economico, oltre che nelle forme previste dal comma 3, sono gestiti:
a) direttamente;
b) mediante affidamento diretto a enti pubblici strumentali dei comuni o della comunità, ivi comprese le aziende pubbliche di servizi alla persona;
c) mediante fondazioni o associazioni costituite o partecipate dagli enti locali nelle quali i componenti espressi dagli enti locali negli organi della fondazione o dell’associazione siano in grado, in relazione all’attività affidata, di determinare gli obiettivi, di orientare l’attività e di controllare i risultati;<br>
d) mediante affidamento ad organismi senza fini di lucro preventivamente accreditati a seguito dell’accertamento di requisiti specifici richiesti per lo svolgimento della tipologia di servizio; il sistema di accreditamento e le procedure di scelta del soggetto affidatario assicurano in ogni caso il rispetto dei principi di trasparenza e di non discriminazione;
e) mediante affidamento a soggetti terzi individuati, salvo diverse specifiche disposizioni di legge, sulla base di adeguate procedure concorrenziali.

 

Se è vero che tale comma non impone nulla ai Comuni, è altrettanto vero che mette nero su bianco la possibilità di esternalizzare a soggetti privati la gestione di servizi pubblici: quali? Con quali garanzie? A quali regole? Ma soprattutto, come potrà sussistere una procedura concorrenziale lì dove non esiste interesse economico, quindi profitto? Domande che non hanno ricevuto risposta e probabilmente non la riceveranno, ma che aprono forti dubbi sulle reali intenzioni della Giunta provinciale in merito alla salvaguardia della qualità e dell’universalità del servizio pubblico.

 

Con questa lettera vogliamo chiedervi un impegno, che crediamo sia un dovere nei confronti di tutti i cittadini che quotidianamente rappresentate: prima che questa legge sia definitivamente operativa, chiedete collegialmente alla Giunta che definisca con precisione quali sono i servizi che non possono essere privatizzati, e che quindi devono rimanere a completa gestione pubblica. Infatti noi riteniamo che servizi e beni quali l’acqua, la salute, la scuola, la casa, l’energia, i trasporti … non possano, proprio per la loro universalità, essere soggetti alle regole della concorrenza o veicolati dalle leggi del profitto. <br><br>

 

In questa situazione di incertezza, la prima garanzia che viene a cadere è proprio il ruolo autonomo e determinante degli enti locali, schiacciati da decisioni prese a livelli superiori (Comunità Europea, Governo nazionale, Giunta provinciale) che impediscono di fatto la diretta gestione dei servizi pubblici, vero e proprio cardine della qualità della vita di tutti i cittadini.

 

In attesa di un vostro riscontro, cogliamo l’occasione per porgervi i più cordiali saluti.

Tavolo Stop Precarietà
www.trentinoprecario.it stopprecarieta@trentinoprecario.it

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